Cantiere di ceramica bizantina ad Otranto (LE) (Ricostruzione virtuale di Massimiliano Passarelli)

In varie parti dell’impero bizantino, la circolazione monetaria cessò nel corso del VI secolo. Alcune zecche italiane, tra cui Napoli e Siracusa, hanno continuato a coniare monete, sebbene i reperti siano spesso rari e legati a pagamenti statali, piuttosto che a un’economia monetaria generalizzata. In molte parti dell’Impero si assiste al ritorno di un’economia naturale o pre-monetaria, almeno fino a Basilio I nel IX secolo quando, gradualmente, una certa quantità di scambi monetari riprese piede in città e nei contesti rurali. In Sicilia, invece, una circolazione piuttosto intensa sembra permanere ancora tra il 668 e l’881, forse a causa di una riqualificazione dell’isola da parte del governo centrale. Nonostante queste discrepanze, il sistema imperiale non cessò di esistere. Cercheremo di capire come è stato organizzato lo scambio e come è stata finanziata la produzione durante il periodo di circa 200 anni, tale da permettere la sopravvivenza dell’Impero. Il progetto propone quindi di analizzare lo scambio economico attraverso la valutazione di dati numismatici, anche in relazione alla circolazione di merci e generi alimentari. I ritrovamenti di monete bizantine tra VI e XI secolo saranno tracciati e analizzati in termini sia quantitativi che distributivi, e confrontati con la circolazione monetaria in altre parti del Mediterraneo.